Gli affreschi della chiesa di San Domenico di Urbino si rivelano a studiosi e cittadini
Comunicato stampa pubblicato il giorno 24/04/2015
Mercoledì 29 aprile 2015 alle ore 17 il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline umanistiche dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo organizza un incontro rivolto gli studenti e alla cittadinanza a Palazzo Albani (aula “Arturo Massolo” in Via Timoteo Viti) dal titolo Gli affreschi trecenteschi della chiesa di San Domenico di Urbino: un problema di committenza e di paternità. Relatore sarà il professor Mauro Minardi, studioso di pittura nell’Italia centro-settentrionale dal Trecento agli inizi del Cinquecento. I suoi settori di ricerca privilegiati sono la pittura tra le Marche e l’Umbria e i rapporti culturali tra l’ambito veneto e l’area medio-adriatica tra età tardogotica e primo Rinascimento. Allievo di Miklós Boskovits all’Università Cattolica di Milano, ha proseguito la sua formazione presso le Università di Bologna e Firenze, è autore del volume Lorenzo e Jacopo Salimbeni. Vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle Marche e in Umbria (Firenze, Olschki, 2008), nonché di numerosi saggi e articoli, pubblicati in riviste e volumi miscellanei. La conferenza ruota intorno alla rilettura approfondita del ciclo di affreschi trecenteschi realizzati nella cappella maggiore della chiesa di San Domenico a Urbino, oggi esposti in stato frammentario presso la Galleria Nazionale delle Marche. Già attribuiti al pittore catalano Ferrer Bassa o all'anonimo Maestro dell'Incoronazione di Bellpuig, gli affreschi costituiscono una testimonianza di indubbio valore della pittura marchigiana del XIV secolo e della diffusione dello stile senese nell'area di Urbino, in particolare del linguaggio di Pietro Lorenzetti e di Simone Martini. L'originale artista giunse a vere e proprie citazioni del repertorio del secondo pittore, come il pressoché perduto affresco con l'Assunzione della Vergine in Porta Camollia a Siena. Di questo importante ciclo, che ha meno attratto l'attenzione degli studi negli ultimi vent'anni, lo studioso propone una nuova cronologia e un nuovo contesto di committenza, legati sia ad una dettagliata analisi dello stile sia, coerentemente, alla presenza a Urbino del vescovo pisano Marco Roncioni nel corso degli anni quaranta del Trecento. Quest'ultimo personaggio, in precedenza frate domenicano presso il potente convento di Santa Caterina a Pisa, poté sollecitare la commissione, nonché agire da veicolo per la presenza a Urbino dell'artista fortemente legato alla cultura senese. Vengono inoltre presentate nuove referenze documentarie in merito alla storia trecentesca della chiesa e del convento domenicano urbinate, in grado di sopire i dubbi mostrati in passato dalla critica in merito alla datazione dell'insediamento. L'intervento propone anche un contesto domenicano per la commissione e per la provenienza della Madonna dell'umiltà del medesimo artefice, pure esposta nella Galleria urbinate, ed esamina le altre opere marchigiane attribuite alla stessa mano, tra cui la splendida croce dipinta del santuario del Beato Sante a Mombaroccio. Sulla base delle opere scalabili tra il quinto e gli inizi del settimo decennio viene quindi definito il profilo del pittore e i suoi rapporti con l'ambiente figurativo catalano, su cui gli studi hanno notevolmente discusso: in particolare, si argomentano le relazioni con il ciclo del monastero reale di Santa Maria di Pedralbes riferito a Ferrer Bassa, mettendone in evidenza affinità e differenze nell'ottica di una maggiore comprensione di questa significativa personalità operosa nel Montefeltro alla metà del Trecento.
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