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Alessandra Calanchi e Urbinoir ricordano Andrea Camilleri

Comunicato stampa pubblicato il giorno 17/07/2019

Fu l’allora Rettore dell’Università, Stefano Pivato, che quasi per scherzo mi disse: “Perché non diamo una laurea honoris causa a Camilleri?” Ma non scherzava. E così mi attivai – conoscevo Maurizio Vento che allora era in Sellerio, e fu tutto molto semplice. Camilleri accettò con l’entusiasmo di un ragazzo, ed eccolo il 15 novembre 2012 a Urbino, sorvegliato speciale di due donne meravigliose – la moglie Rosetta Dello Siesto e la segretaria Valentina Alferj – da cui ogni tanto fuggiva per fumarsi un sigaro in santa pace in piazza, accanto agli studenti che passavano e mormoravano “ma è proprio lui?”

Ma andiamo per gradi. Prima, bisognava scrivere la Motivazione. Formammo una squadra – Roberta Mullini e io in qualità di studiose dei generi letterari e del poliziesco, Antonio Comune come profondo conoscitore della lingua e cultura siciliana, e Jan Marten Ivo Klaver preposto a indagare l’ampiezza del fenomeno-Camilleri nell’arena internazionale. Lavorammo con efficienza, rapidità e coordinazione, come una squadra in una stazione di polizia.

Ma la vera emozione fu vestire le toghe e ascoltarlo parlare della Lingua Italiana davanti a un’Aula Magna gremita di giovani e meno giovani, sorridere con garbo alle sue stesse battute, visitare con lui il Palazzo Ducale e condividere la sua ammirazione per la grande bellezza di Urbino. E ancora più emozionante fu sgattaiolare nella sala stampa, Klaver e io, a consegnargli furtivamente, “di persona personalmente”, dribblando giornalisti, colleghi e forze dell’ordine la targa di Urbinoir, affettuosa espressione di massima stima da parte del nostro gruppo di lavoro che ogni anno organizza a Urbino un convegno sul noir. La foto che ci ritrae, scattata da Paolo Bianchi, fotografo dell’Ateneo, è tuttora molto visualizzata in rete.

Prima di concludere devo però raccontare di un’altra grande emozione, quella che il Maestro ci ha regalato autorizzandoci nel 2017 a pubblicare un suo pezzo inedito in un volume della nostra collana “Urbinoir studi” (I labirinti della mente. Tra criminal profiling e thriller psicologico, 2018).  Si trattava di un esilarante botta-e-risposta con l’artista Luigi Toccacieli, che in anni passati gli aveva chiesto insistentemente un parere su una sua mostra di disegni al carboncino. Sono poche pagine di puro divertimento e di profondo spessore culturale, che vi invitiamo a leggere e rileggere.

Per concludere, vorrei rivolgermi a chi utilizza il linguaggio dell’odio per diffamare e insultare altri esseri umani – chiunque siano –  nel momento in cui sono impossibilitati a difendersi. E’ un segno di degrado umano e culturale, una vergogna senza giustificazione. Chi ha qualcosa da dire, invece di scagliare pietre, impari a usare la Lingua e la Cultura come ci hanno insegnato i Maestri.

Grazie, Andrea.

 Alessandra Calanchi

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