Al termine della stagione venatoria si conferma il trend calante di incidenti. Nessun decesso fra i non cacciatori.
Comunicato stampa pubblicato il giorno 31/01/2023
Urbino, 1 febbraio 2023. Il 2022 ha visto la conferma del trend di costante calo del numero di decessi e feriti durante l’attività venatoria. Il numero dei decessi, filtrato degli episodi legati a malori, cadute o atti intenzionali o illeciti, è passato infatti da 18 nel 2017, a 15 nel 2019, a 13 nel 2021, a 11 nel 2022. Analogamente, anche il numero di feriti è passato da 63 nel 2017, a 60 nel 2019, a 54 nel 2021 e a 53 nel 2022.
È quanto emerge dall’analisi fatta dall’Università di Urbino nell’ambito di uno studio sull’incidentalità delle attività outdoor. Da segnalare il fatto che nessun decesso si è verificato fra i non cacciatori, mentre i feriti sono stati 7.
Per la stagione venatoria 2022-2023 (periodo che va dal 1° settembre 2022 al 31 gennaio 2023) gli incidenti sono stati 62, un numero inferiore rispetto alla stagione precedente, quando si erano registrati 74 incidenti. Anche le vittime sono diminuite, passando da 14 nella stagione 2021-2022 a 13 in quella appena conclusa. Anche in questo caso i dati non comprendono eventi causati da malori, cadute, atti intenzionali o episodi di bracconaggio. Infatti tali cause non hanno a che fare con la pratica venatoria o con l’uso legale delle armi.
Lo studio è stato esteso anche ad altre attività outdoor, per le quali è stato calcolato il tasso di incidentalità, come nel caso dell’escursionismo (141 morti e 386 feriti nel 2022, per lo più dovuti a cadute in dirupi e burroni), la balneazione (122 morti e 20 feriti escludendo i malori), gli sport invernali (16 morti e 67 feriti) e l’alpinismo/arrampicata (25 vittime).
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