Seminario Lectio Commandiniana
Vero, verità, vita: Sesto Empirico contro la logica dogmatica
Programma
Dal punto di vista delle posizioni dogmatiche combattute da Sesto Empirico l’unico strumento adatto per far fiorire in modo pieno e dunque per realizzazione compiutamente la nostra esistenza sarebbe la razionalità. Non si dovrebbe far altro che ripetere, con Nicholas Rescher, che «the reasonable belief is precisely and by definition that whose acceptance – to the very best of our available knowledge and belief – affords the best promise for realizing our goals» (N. Rescher, Scepticism, Oxford, Basil Blackwell, 1980, p. 223).
Questa sorta di possesso conoscitivo avrebbe immediata forza condizionante rispetto alla prassi e consentirebbe a chi lo detiene di poter sempre e comunque decidere quale comportamento adottare. Agirebbero in tal caso, dietro le spalle di questo soggetto morale gnoseologicamente ben dotato, una serie di credenze, grazie a cui egli sa (e sottolineo questa sfumatura di conoscenza data, inamovibile) non solo individuare i fondamenti delle sue positive decisioni, ma anche dar legittimamente conto di ogni suo atto di rifiuto. In ogni contesto e, starei quasi per dire, indipendentemente da ogni contesto, l’unica garanzia non solo per accettare una determinata situazione e i valori che ne guidano il funzionamento, ma anche per mutarla, attraverso l’introduzione di modelli alternativi di comportamento, viene individuata nella mediazione filosofica capace di discriminare il vero e il falso.
Qualora si accettasse una simile conclusione, di casa nelle prospettive morali che uno scettico antico avrebbe volentieri e cumulativamente «bollato» come dogmatiche, risulterebbe di conseguenza inevitabile attribuire a chi nega ogni credenza e rifiuta la funzione-guida della ragione un tipo di esistenza e un modello comportamentale che non è affatto tranquillizzante né tanto meno desiderabile. Anzi, andando ancora oltre, come hanno fatto molti esegeti (non certo neutrali né disinteressati) sia nel mondo antico sia ai giorni nostri, il profilo dello scettico verrebbe ad assumere contorni ancor più foschi: egli sarebbe infatti il prototipo di chi è come minimo soggetto a paralisi; condannato al quietismo intellettuale e alla stagnazione emotiva; nella migliore delle ipotesi noioso o peggio ancora ignobile, sovversivo, pericolosamente incline all’accettazione di forme forti di autoritarismo (cfr. ad esempio: M. Nussbaum, Equilibrium: Scepticism and Immersion in Political Deliberation, in J. Sihvola, ed., Ancient Scepticism and the Sceptical Tradition, Helsinki, Hakapaino Oy, 2000, p. 194) o pronto a «cavalcare» opportunisticamente le norme di condotta vigenti, persino di quelle indicibili all’opera in un contesto segnato interamente da forme crudeli di ingiustizia e razzismo, in una società, insomma, per evocare un esempio estremo di casa nel mondo antico, retta da un tiranno (contra cfr. tuttavia: J.C. Laursen, Yes, Skeptics Can Live Their Skepticism, and Cope with Tyranny as Well as Anyone, in R. Popkin and J. Maia Neto (eds.), Skepticism in Renaissance and Post-Renaissance Philosophy, Amherst/MA, Humanity Press, 2004, pp. 201–34 e ora E. Spinelli, Neither Philosophy nor Politics? The Ancient Pyrrhonian Approach to Everyday Life, in J.C. Laursen and G. Paganini (eds.), Skepticism and Political Thought in the the Seventeenth and Eighteenth Centuries, Toronto, University of Toronto Press, 2015, pp. 17-35).
Nessuna via d’uscita per il nostro povero scettico, allora? Ciò che mi propongo di fare oggi è mostrare esattamente il contrario. Lo scettico, nella versione pirroniana storicamente determinata che ci fornisce Sesto Empirico e su cui si fonderanno sul piano testuale le successive contro-argomentazioni anti-dogmatiche, non va annoverato fra i membri di alcun passivo o silente regno vegetale né può essere dipinto con uniformi (più o meno nero-brunite) «a rimorchio» di piazze stolidamente osannanti il potere. Piuttosto, egli possiede strumenti raffinati per compiere due contro-mosse di primaria importanza: da una parte demolire la possibilità stessa di concepire il vero e la verità, togliendo dunque ogni fondamento alle pretese conoscitive di chi su tali acquisizioni veritative vorrebbe edificare la prassi; dall’altra, una volta fatta piazza pulita della presunta forza del logos filosofico, riconfigurare l’azione umana secondo un criterio empiristicamente articolato, ma soprattutto sufficientemente efficace da garantire ai soggetti umani uno spazio comportamentale chiaro e coerente all’interno dell’orizzonte comune e condiviso della quotidianità di quella vita che, per un Greco, è il bios a tutto tondo.
Relatori/Relatrici
- Emidio Spinelli (Università di Roma La Sapienza)
Dettagli sull'evento
Data e luogo
Inizio: 02/12/2022
alle ore 10:00
Fine: 01/12/2022
alle ore 12:00
Palazzo Bonaventura (Urbino, Via Saffi, 2) Aula Magna Rettorato
Organizzato e promosso da:
Dipartimento di Scienze Pure e Applicate
Scuola di Scienze, Tecnologie e Filosofia dell'Informazione
LM-78 - Classe delle lauree magistrali in scienze filosofiche - Filosofia dell'informazione. Teoria e gestione della conoscenza
Synergia Research Group
Modalità di partecipazione
Altre informazioni utili
Per ulteriori informazioni contattare: pierluigi.graziani@uniurb.it